FARAONE, SPAZIO IN MANUTENZIONE
Il progetto ha avuto origine da un’idea diversa. Durante il tragitto quotidiano verso il lavoro nel Teramano (Abruzzo), incontro spesso casolari abbandonati. Luoghi che custodiscono storie, frammenti di vita e di lavoro di persone che un tempo vivevano lì, insieme alle loro famiglie e ai loro animali.
Avevo individuato un casolare poco dopo Sant’Egidio da inserire insieme ad altre che avevo già fatto.

Andando più avanti in esplorazione mi imbatto in questo paese…Faraone. Non mi era nuovo…così cammino ancora per poco e mi cade l’occhio su una croce lungo la strada e un’indicazione: Via faraone Antico.

Decisamente lo avevo già sentito, così faccio una rapida ricerca e mi imbatto in un luogo sospeso nel tempo, ideale per chi ama esplorare rovine cariche di storia.
Ho parcheggiato l’auto e subito ho imboccato l’arco merlato di Faraone Antico, con le sue iscrizioni cinquecentesche scolpite nella pietra, e mi sono ritrovato immerso in un silenzio denso.



I vicoli si snodano tra case abbandonate e mura scrostate, invase dalla vegetazione. Cammini tra ciò che resta della chiesa di Santa Maria delle Misericordie, fino al palazzo baronale, che conserva ancora frammenti dei suoi soffitti decorati.



La prima cosa che si avverte subito è il silenzio e il senso di abbandono. Le case diroccate, le erbacce, i muri che cedono al tempo. Ma una cosa mi ha colpito più di tutto: un lampione acceso, giorno e notte, proprio accanto alla chiesa. Un segno inquietante e commovente, come a dire: “qui, in qualche modo, c’è ancora qualcuno”.
Le facciate delle case sembravano volti, e una sedia era posizionata nel punto giusto. Sembrava messa apposta, come in un set di Cinecittà… ma non era così. Forse qualcuno, mosso dalla nostalgia o dal legame con le radici, si siede lì a ricordare le sue storie.






















Ci sono elementi che mi hanno colpito che ho voluto enfatizzare: interni ed esterni, geometrie particolari, elementi che lasciano a bocca aperta (il cartello spazio in manutenzione da cui prende il nome il progetto).
Le facciate sembravano volti, e una sedia era posizionata nel punto perfetto. Sembrava messa lì appositamente, come in un set di Cinecittà… ma in realtà non era così. Forse qualcuno, spinto dalla nostalgia o dal legame con le proprie radici, trascorre del tempo lì, seduto a ricordare le sue storie.
C’erano vite a Faraone, fatte di gesti semplici come cucinare, affacciarsi, aspettare.
C’erano pettegolezzi e storie.
Niente di speciale, eppure è tutto lì.

G.