Oggi, al tempo dell’Intelligenza Artificiale, in cui basta inserire alcuni dati nel computer per ottenere una “ricerca” ricca e completa, trovare un quaderno di una bambina degli anni ’50 del secolo scorso che, con impegno e fatica, ha svolto la sua “ricerca” di geografia è affascinante.
Sfogliando le sue pagine ci si immerge in un mondo che sembra ormai lontanissimo da noi: nascoste tra le definizioni di confini e i profili delle montagne, si scoprono immagini e cartoline d’altri tempi. Ogni cartolina è un piccolo frammento d’Abruzzo, ritratto in bianco e nero, con i segni del tempo che le rende ancora più preziose: alcune sono particolarmente ingiallite, altre sono state ricolorate a mano, con tocchi di verde per i prati, azzurro, spesso innaturale, per il cielo e per il mare, a testimonianza di un’arte suggestiva ormai scomparsa.
Ci sono scorci della città dell’Aquila rimasti immutati, altri completamente cambiati, paesaggi mozzafiato come il Gran Sasso con Campo Imperatore con i pochi sciatori di allora.
Sul retro troviamo brevi messaggi, alcuni dei quali riportano anche la data in cui sono stati scritti e raccontano di gite e vacanze.
Questo quaderno non è solo un reperto del passato, è un piccolo tesoro di geografia e di ricordi, un vero e proprio viaggio nell’Abruzzo e Molise degli anni ’50.                                                                                                                                   

E.